Quanti pensieri abbia scritto Ernesto non saprei dire. Certamente molte migliaia. Forse non lo sa neppure lui. Me ne ha fatto leggere parecchie centinaia, con la preghiera – ma sarebbe più esatto dire con ‘l'imposizione’ – di scegliere i migliori e di farne un'antologia da pubblicare con la mia presentazione, come aveva fatto Adriano Sofri alcuni anni fa. Impresa non facile, anzi piuttosto difficile.
Norberto Bobbio
A Olivero piace mettere insieme la gente. C'è Bobbio a Torino, io in galera a Pisa, certi bambini di strada a Sao Paulo, un bravo don Emanuele a Ribera, Sicilia; Olivero tira una linea da un punto all'altro e disegna una mappa, come quelle delle rotte aeree fra i continenti. Poi, lungo quelle linee, corre avanti e indietro di persona. Come un portalettere. Le lettere poi se le tiene lui. Fa settecento chilometri, ti legge una frase della Scrittura, lascia una caramella omaggio dell'Alitalia e una penna biro mezza scarica e riparte. Bobbio gli domanda: come la metti col male, con la sofferenza? Come metti d'accordo un Padre buono e misericordioso con le malattie e le devastazioni del mondo? Col terremoto di Lisbona? Olivero risponde: lo vedi che pensi anche tu a Dio, eh, quante cose imparo da te. Quanto a me, miscredente, non penso che a Dio si restituisca la tessera perché è fallito. Ho tanta simpatia per chi trae proprio dal dolore incolpevole una ragione per affidarsi a Dio.
Adriano Sofri